Il Cosmographicus liber, che precede l’ Astronomicum Caesareum, l’opera più famosa e importante del tedesco Petrus Apianus (nome latinizzato di Peter Bienevitz) astronomo e astrologo di Carlo V, contiene, oltre la descrizione di strumenti scientifici necessari per lo studio dell’astronomia, anche le c.d. “volvelle” costituite da dischi di carta sovrapposti e rotanti ed utilizzate per calcolare la posizione dei pianeti. Il lettore poteva, ritagliando i diversi componenti e unendoli con dello spago costruirsi i propri strumenti di rilevazione, a scopo prevalentemente didattico, inaugurando così la tradizione dei c.d. libri tridimensionali, usati nei secoli successivi per opere scientifiche o destinate all’infanzia. Per i contenuti e l’originalità l’opera, notevolmente arricchita dalle integrazioni dell’astronomo Gemma Frisius, ebbe una notevole diffusione, incontrando però la disapprovazione di Keplero che la giudicò addirittura “miserabile” per la pretesa di sostituire con strumenti artigianali l’uso delle tavole astronomiche. L’Apiano è noto anche per lo studio delle comete – osservò tra le altre la cometa poi detta di Halley – arrivando a conclusioni anticipatrici di quelle del Fracastoro. |