Astronomo, medico e matematico abruzzese, definito l’“Euclide dei Marsi“, è titolare della cattedra di matematica alla Sapienza di Roma (fino al 1627, quando viene sostituito da Benedetto Castelli) e successivamente a Padova. Sebbene tolemaico, subisce il fascino di Galileo. La sua opera maggiore è il Pandosion sphaericum (1. edizione 1644), un trattato di carattere matematico, astronomico e astrologico. Alla illustrazione dei sistemi cosmologici di Tolomeo, Copernico e Brahe, Argoli aggiunge la sua personale lettura dell’universo, nell’intento di conciliare il sistema copernicano con quello tolemaico. E’ anche appassionato compilatore di effemeridi a testimonianza della diffusa credenza del tempo nell’influenza dei cicli stellari su ogni aspetto della vita. |